Questa storia

Quattro esuli cileni della dittatura militare raccontano la loro storia prima, durante e dopo Salvador Allende. Cercano di ricostruire il filo della memoria che appare spezzato anche in patria.

Chi

Lucy, “Mecha”, “Mono”, David. Ognuno proveniente da un’organizzazione politica diversa della sinistra e da luoghi diversi del paese, racconta un segmento della società cilena negli anni Sessanta, attraversata da un fermento che porterà all’elezione storica nel 1970 del socialista Salvador Allende e al governo di Unidad Popular. La fase che vive il Cile è quella che attraversano anche altri paesi dell’America Latina in quegli anni, tra spinte alla piena indipendenza e la reazione militare, tragica appendice della Guerra Fredda nel “cortile di casa” degli Stati Uniti.

Con il golpe, tutti e quattro sono costretti a fuggire: chi poco dopo, chi invece dopo un durissimo periodo di clandestinità, nel tentativo di portare avanti una lotta impossibile contro la giunta militare e il suo terrore di Stato. Tutti e quattro passano dall’ambasciata italiana di Santiago, unico rifugio sicuro da raggiungere di notte, correndo per sfuggire alle pattuglie militari che la assediano. Tutti e quattro arrivano in Italia, dopo un lungo periodo nella sede diplomatica sovraffollata e col terrore di essere fermati nella strada verso l’aeroporto.

Qui inizia il loro esilio, destinato a non avere fine. Sebbene sensibilità politiche e umane diverse li portino a differenti valutazioni circa la nuova democrazia cilena, c’è però un tema centrale che ritorna: la memoria mutilata e deformata. Cosa succede in un paese dove la dittatura militare non cade, ma abdica, scegliendosi le regole di successione? Come viene costruita la memoria storica delle giovani generazioni, se le vecchie opposizioni accettano il compromesso per il ritorno alla democrazia? Che rapporto c’è tra le vecchie generazioni allendiste e le nuove che crescono sotto la dittatura e scelgono vie più radicali di opposizione? Da questo punto di vista, la loro storia si intreccia con quella dell’intero continente “desaparecido”.

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Lucy Rojas

Giovane militante del MAPU (parola mapuche che significa “terra”, acronimo di Movimiento de Acciòn Popular Unitaria), formatasi negli ambienti della teologia della liberazione di Valparaiso, impegnata nelle lotte sociali sul piano dell'educazione. Dopo l'11 settembre, il suo compagno è desaparecido per alcuni mesi. Quando lo rilasciano, si rifugiano nell’ambasciata italiana e dopo diverso tempo riesce a lasciare il paese e andare esule in Italia.

Il Mecha

Sergio Mendez

Il “Mecha” è nato e cresciuto nelle regioni contadine attorno a Concepción, dove più forte e violento è il conflitto con i proprietari terrieri, contro cui combatte nelle fila del MIR – Movimiento de Izquierda Revolucionaria. Dopo una dura fase di clandestinità nel paese, successiva al golpe, dove tenta di organizzare una impossibile resistenza contro la giunta, il cerchio si stringe ed è costretto ad andare esule all’estero.

Il mono

Hector "Edoardo" Carrasco

Il “Mono” è uno studente di Santiago del Chile che, insieme a un altro piccolo gruppo di giovani comunisti della Brigada Ramona Parra, inventa il muralismo come mezzo di lotta e comunicazione politica, destinato a diventare arte popolare dopo la dittatura. Il giorno del golpe si unisce ai gruppi di operai che tentano di opporre resistenza ai militari; costretto alla clandestinità, anche lui si rifugia nell’ambasciata italiana da dove poi lascerà il paese.
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David Muñoz Gutierrez

Militante e quadro intermedio del Partito socialista nella regione rurale di Temuco, dove svolge la sindacalizzazione dei contadini come funzionario della Unidad Popular, di fronte alla violenta ostilità degli agrari. L'11 settembre 1973 si trova a Santiago del Cile dove, nello sbandamento iniziale, cerca di raggiungere La Moneda per sostenere la resistenza del presidente Allende. Ricercato "vivo o morto" nella sua regione, rimane nascosto a Santiago per un mese, prima di arrivare all'ambasciata italiana e rimanerci per quasi un anno prima di lasciare il paese.

Capitoli

1. Le origini

Il Cile dell'infanzia, il contesto politico degli anni '50 e '60, il primo incontro con la politica.

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2. Il Cile prima di Allende

La Rivoluzione cubana e il suo significato per l'America Latina, i movimenti sociali cileni prima di Allende, la nascita di Unidad Popular.
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3. La primavera cilena

La vittoria con maggioranza relativa di Unidad Popular alle elezioni del 1970, la strategia della tensione del settembre-novembre e l'omicidio di René Schneider, la nomina di Salvador Allende presidente.
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4. I mille giorni di Unidad Popular

L'esperienza di governo di Unidad Popular, le nazionalizzazioni, la mobilitazione sociale permanente, la trasformazione per via parlamentare del Cile.
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5. Pochi contro molti

Lo scontro con la destra e gli Stati Uniti, le trame golpiste dentro l'Esercito, il "paro patronal" e l'attacco della borghesia, le premesse dell'11 Settembre.
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6. Il nostro 11 settembre

Il colpo di Stato, l'ultimo discorso di Allende e il proclama della giunta militare, focolai di resistenza, le ore convulse dopo la dichiarazione del golpe.
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7. Clandestino

I mesi successivi al colpo di Stato, la clandestinità, l'impossibile resistenza e i nascondigli, la repressione e la decisione obbligata di lasciare il paese.
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8. L’ambasciata italiana

Unico rifugio a rimanere aperto, per quasi due anni, dopo il golpe fu l'ambasciata italiana: al suo interno si rifugiarono migliaia di dissidenti politici e ricercati. Compresi i nostri quattro protagonisti, anche se in momenti diversi.
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9. L’esilio

Gli anni dell'esilio e la battaglia per i diritti umani, le notizie dal Cile e i desaparecidos, la solidarietà internazionale e la dittatura militare, vivere sempre "con le valigie pronte dietro la porta".
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10. La dittatura e la resistenza

Scioperi, giornate di protesta nazionale, lotta armata, riorganizzazione democratica: i molti volti della resistenza cilena contro la dittatura militare. Nei 17 anni della Giunta non ci fu solo passività da parte del popolo cileno, ma una strenua capacità di opposizione sociale da parte di alcuni settori del paese.
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11. Il mio paese inventato

La transizione democratica e i suoi nodi irrisolti, il ritorno in un paese inventato, i conti in sospeso con la dittatura, la democrazia insicura e la memoria mutilata. E una speranza per il futuro.
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